Patrizia Giambi, Tied through the Navel - Legàti dall'Ombelico, 2017, three parts, felt, wood, cm 210x165, Galleria Riccardo Crespi, Milano

fotografie:  Melania Dalle Grave,Fausto Fabbri, Giulia Talanca,

 

La Galleria Riccardo Crespi e Opifici Dal Re presentano I disabitanti, una mostra concepita al confine tra arte e design a partire da un gruppo di opere che, per caratteristiche formali potrebbero facilmente essere attribuite all’area del domestico, dell’abitare.
 
Le opere degli artisti suggeriscono tutte una connessione con corrispettivi oggetti del quotidiano, ma le porte di
 Patrizia Giambi e Patrizia Dal Re, così come la cucina sgretolata di Gal Weinstein, rivelano, a un’analisi ravvicinata, una ben altra vocazione che tradisce una spinta al dis-abitare 
piuttosto che all’abitare: porte che non riparano, né isolano, una cucina in cui non si può cucinare, un separé che non protegge la privacy, invece di invitare ad una rassicurante idea di focolare domestico, una volta uscite dallo studio dell’artista, le opere palesano la loro inadeguatezza ad essere agite, mostrando così la sostanziale separazione tra i significati sottesi nella creazione di un’opera e la sua effettiva fruizione.
 

Gal Weinsteinè nato a Ramat Gan nel 1970. Vive e lavora a Tel Aviv. Quest’anno rappresenterà Israele alla 57. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia, dopo essere stato esposto in numerose mostre personali in musei e gallerie in tutto il mondo, e aver partecipato a importanti manifestazioni sia in Israele che all'estero, tra cui la 25. Biennale di San Paolo, l’8. Biennale di Mercosul e la 4. Biennale di Salonicco.

Patrizia Giambiè nata a Lugo, Ravenna, e vive e lavora a Forlì. Ha collaborato sin dal 1985 con Maurizio Cattelan, col quale ha operato nel gruppo artistico spontaneo Palazzo del Diavolo. Dopo una intensa attività espositiva americana dal 1991 al 1997, è rientrata in Europa esponendo in differenti istituzioni e gallerie in Italia e in Europa.

Opifici Dal Re raccoglie l’eredità della casa editrice Essegi di Ravenna e nasce dalla volontà di Patrizia Dal Re di svolgere un ruolo attivo nella creazione e produzione d’arte.

  

Riccardo Crespi gallery and Opifici Dal Represent The Uninhabitants,an exhibition that stands on the borderline between art and design and is based on a group of works whose formal characteristics would make it easy to assign them to the area of the domestic, the world of inhabiting. 

The artists’ works all suggest a connection with corresponding objects of everyday use, but the doors
 Patrizia Giambi and Patrizia Dal Re have created, like Gal Weinstein’s disintegrating kitchen, display, on close examination, a quite different vocation that betrays an urge to un-inhabit rather than to inhabit: doors that do not protect, nor separate, a kitchen in which you can’t cook, an alcove that offers no privacy. Instead of conveying a reassuring sense of hearth and home, once they have emerged from the artist’s studio the works reveal their inability to function, thereby showing the fundamental divergence between the meanings implied in the creation of a work and its actual use.
 
Gal Weinsteinwas born at Ramat Gan in 1970. He lives and works in Tel Aviv. This year he will represent Israel at the 57th Venice Biennale, after showing his work in numerous solo exhibitions in museums and galleries all over the world and taking part in major events both in Israel and abroad, including the 25th Bienal de São Paulo, the 8th Mercosul Biennale and the 4th Thessaloniki Biennale.
 
Patrizia Giambiwas born in Lugo, Ravenna, and lives and works in Forlì. She has collaborated since 1985 with Maurizio Cattelan, working alongside him in the spontaneous art group Palazzo del Diavolo. After intense exhibition activity in America from 1991 to 1997, she returned to Europe, showing at different institutions and galleries in Italy and the rest of the continent.

Opifici Dal Rehas taken up the legacy of the Essegi publishing house in Ravenna and was set up byPatrizia Dal Reto play an active role in the creation and production of art.


Il prefisso nominale e verbale DIS è presente in parole coniate modernamente su modelli latini, per indicare  separazione (disarmare), dispersioneopposizione (disonore).

 

La mostra I Disabitanti  riguarda  un gruppo di sculture che, per le caratteristiche formali che presentano, potrebbero facilmente essere attribuiti all’area del domestico, dell’abitare, cioè agli elementi compositivi del’idea di dimora.

Si tratta infatti di un progetto che riguarda  porte da abitazione, un separé da sala formalmente classico,  una cucina con mobiletti ed antine, e poi vari elementi decorativi dell’arredo, tra cui un tappeto e trofei di caccia da sala.

In realtà, tutti questi oggetti rivelano, ad una analisi ravvicinata, una ben altra vocazione che tradisce una spinta al Disabitare piuttosto che all’abitare.  Le Porte non riparano né proteggono, non possono in alcun modo essere mai ermeticamente chiuse, il Separé presenta al centro di ogni suo pannello un Ombelico che lascia intravvedere oltre, spiare ciò che avviene nella privacy, i Trofei raccontano storie poco edificanti, la Cucina è realizzata da un pavimento e non può essere avvicinata dal fuoco per cucinare.

Invece di invitare ad una rassicurante idea di focolare domestico, le sculture spogliano l’idea dell’abitare fino ad una sottile dis-abitazione, dove la parola stessa di Disabitante, quasi un neologismo, diventa la loro qualità artistica.